Per entrare bene nell’atmosfera di quest’articolo, riuscendo a capire bene cosa stiamo per leggere, è necessaria una piccola prefazione, immergendoci per un attimo nella meravigliosa Sicilia. Terra, quella siciliana, incantevole, ricca di paesaggi mozzafiato, cultura, storia e gente fantastica. Terra che ha dato i natali ad eroi, poeti e scrittori, dando alla Nostra isola il lustro che merita. Unico neo, non trascurabile, questa magnifica terra è infestata dal male dei secoli, la mafia.
Santo Stefano di Camastra, conosciuto per lo più perché citato nella novella di Luigi Pirandello “La Giara”, ha dato i natali anche al nostro coraggioso personaggio, Giuseppe Antoci.
Giuseppe è un onesto uomo politico italiano, che, una volta ricevuto l’incarico di presidente del più grande parco naturale protetto della Sicilia, denominato “Parco dei Nebrodi”, notando delle discrepanze nella gestione del parco, dalla mafia dei pascoli alle truffe dei fondi per attività agricole elargiti dalla Regione Sicilia e quelli europei, ha istituito ed introdotto il rinomato “Protocollo Antoci”, derivante appunto dal suo cognome. Questo protocollo riguardava i criteri necessari per l’assegnazione dei terreni e relativi affitti, facenti parte del parco. Per una collocazione geografica precisiamo che i terreni del parco sono collocati sull’Appennino siciliano, confinanti con l’Etna ed il mar Tirreno. Antoci, con il suo protocollo pretendeva, giustamente, la presentazione del certificato antimafia anche per gli affittuari di terreni paganti anche piccoli affitti. Da specificare che questo protocollo, data la correttezza delle normative dettate nel testo, è stato adottato in tutta la Regione e sottoscritto da tutti i Prefetti. Successivamente, il “Protocollo Antoci” è stato recepito dal nuovo codice antimafia il 27 settembre 2017, tutt’ora è applicato in tutta Italia.
Evidentemente, questa voglia di legalità ha disturbato la mafia che, per ovvie ragioni delinquenziali, aveva parecchi interessi sulla gestione del parco. Questo disturbo ha fatto sì che Giuseppe Antoci fosse vittima di un attentato mafioso, perpetrato ai suoi danni il 27 settembre 2016. Giuseppe ne uscì salvo grazie all’automobile blindata, alla pronta reazione dei suoi uomini di scorta e ad altri due coraggiosi poliziotti che, nel frattempo, sopraggiungevano sul luogo dell’attentato.
Questo suo coraggio l’ha portato a ricevere Onorificenze sia nazionali sia internazionali, ivi compreso il riconoscimento attribuitogli dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, nominandolo “Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana”, motivandone così la decisione “Per la sua coraggiosa determinazione nella difesa della legalità e nel contrasto ai fenomeni mafiosi“. Anche il “padre” del commissario “Montalbano”, il compianto Andrea Camilleri, ha citato Giuseppe come “Un eroe dei nostri tempi”.
Perché allora? Perché sto scrivendo di Giuseppe Antoci? Abbiamo un eroe riconosciuto, salvo per miracolo. Eppure, cari amici, dove non arrivano i colpi della “lupara”, arriva la delegittimazione!
Arriva il “mascariamento”
Un termine siciliano, “mascariare”, che indica il mascherare, metaforicamente parlando, una o più persone che si vuole o vogliono diffamare e quindi delegittimare. Una delegittimazione subita anche da un altro coraggioso uomo, il giornalista scrittore Paolo Borrometi.
Evidentemente, anche i delinquenti si sono accorti che le parole uccidono di più che le pallottole.
Il problema, non è il gioco sporco messo in campo dai mafiosi, quello ci si potrebbe anche aspettarlo e, di conseguenza, si prenderebbero le dovute contromisure. Il vero problema nasce quando il “mascariamento” ti arriva alle spalle da persone o istituzioni che, invece di stare a tuo fianco, ti pugnalano alle spalle! Quello si, che fa male!
Un lavoro eccezionale, l’hanno fatto i giornalisti di “Le Iene”, in particolare il giornalista Gaetano Pecoraro, il quale è riuscito anche a mandare su tutte le furie il Presidente della Commissione Regionale antimafia, Claudio Fava.
Quest’ultimo, ha accusato il giornalista televisivo di averlo “aggredito verbalmente” durante un’intervista contenente domande su dati giudicati falsi e nella quale il giornalista chiedeva conto.
Il tema? L’attentato a Giuseppe Antoci! Infatti, la commissione Regionale antimafia Siciliana ha reso pubbliche le discordanze e i dubbi, avanzate dai membri del collegio, sull’attentato Antoci; ritenendo addirittura che lo stesso sarebbe potuto essere falso! Gaetano Pecoraro ha incrociato i dati, analizzando il lavoro della commissione con i verbali dalla Questura, le dichiarazioni degli inquirenti e via dicendo, trovando parecchie, troppe incongruenze. Chiedendone conto al Presidente Fava, i risultati sono stati quelli appena citati.
Noi non siamo giudici, né pretendiamo d’esserlo su questo caso, perché non ne abbiamo le facoltà né, forse, le competenze; di certo ci piace informare con analisi critica.
Addirittura, analizzando gli eventi dell’attentato, l’avvocato Ceraolo, ipotizzando dubbi sull’attentato, pone delle domande del tipo: “Dove sono gli attentatori?” “Dove sono scappati?” “Per uscire da quel bosco ci vogliono ore!” A queste “domande”. Ora, per le persone che non conoscono i luoghi, potrebbero sembrare delle domande legittime, o quasi. Ai quesiti ha risposto in pochissimi minuti il nostro Angelo Garavaglia Fragetta, cofondatore del Movimento delle Agende Rosse, nostro investigatore ad honorem. Angelo si è recato sul luogo dell’attentato, ha analizzato tutta la zona e, con il telefonino ha girato un brevissimo documento che allego in pedice e nella sezione video di www.agenderossegenova.it
Guadate il video, noterete con stupore che le ore che sarebbero servite agli attentatori per allontanarsi dal luogo dell’attentato, in realtà si sono trasformati in circa due minuti con una semplicissima passeggiata in un bosco pulitissimo. Allora perché mentire? Perché “mascariare”? Chi ci guadagna? Quali sono gli interessi? Quali i ruoli degli attori del “mascariamento”? A parte i mafiosi conclamati e conosciuti, quali colletti bianchi sono implicati?
In ogni caso, documentazione sull’attentato di ogni genere, potrete trovarlo facilmente in rete.
Contando sull’intelligenza del popolo italiano, che, molto spesso, stanco d’essere preso per i fondelli, giudicando inadeguata se non addirittura assente l’informazione pubblica, si pone giustamente delle domande pretendendone le risposte, fornendo la documentazione necessaria in nostro possesso, auspichiamo d’avervi fornito la chiave per le vostre risposte e che la Verità venga a galla, ricevendo contemporaneamente giustizia!
Nei vari link che troverete in pedice, troverete le risposte che cercate, guardate, leggete, informatevi e, se volete, giudicate.
Quello che posso dirvi è che persone come Giuseppe Antoci, Gaetano Pecoraro, Paolo Borrometi e tanti altri, hanno la mia piena solidarietà e quella del Movimento che rappresento.
Giuseppe Carbone
A.R. Liguria
Link correlati:
http://www.19luglio1992.com/agende-rosse-solidarieta-a-gaetano-pecoraro/