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Il “Mascariamento” 

Di Giuseppe Carbone

Abbiamo già avuto modo d’affrontare il tema che riguarda il termine “Mascariamento“, derivante dal verbo facente parte del dialetto siciliano “Mascariare“, ovvero delegittimare.

Or dunque, ordire un “mascariamento” nei confronti di una o più persone, fino ad arrivare anche ad un’istituzione, vuol dire combatterla con la delegittimazione, con la menzogna, distruggendola agli occhi dell’opinione pubblica. Un efficace modo affine sopratutto alla mafia siciliana, dove, non potendo colpire con la lupara o con esplosivi, delegittima il “nemico”  che la sta combattendo.  

Come già trattato nel precedente articolo dal titolo: “Il caso Giuseppe Antoci; dall’attentato al mascariamento“, quello che accaduto subito dopo l’attentato mafioso subito dal Dott. Giuseppe Antoci, ovvero la delegittimazione ordita nei suoi confronti sia da mafiosi che, purtroppo, da una parte delle istituzioni,  al solo scopo di infangare e depistare i fatti realmente accaduti, pone degli interrogativi che esigono delle risposte veritiere e portatori di giustizia.

Il Movimento delle Agende Rosse è vicino al Dott. Antoci ed ha seguito sempre questo caso anche con la missione che Angelo Garavaglia Fragetta ha compiuto, recandosi sul luogo dell’attentato per esaminare direttamente quelle che sono state definite “impossibili vie di fuga degli attentatori“, smentendo, di fatto, la dichiarazione depistante.(https://youtu.be/5j1N3dHieDc).

I servizi del giornalista Gaetano Pecoraro, della trasmissione “Le Iene“, servizi che hanno cercato e forse riuscito a smascherare questo manovra di delegittimazione, per immaginabili tentativi di occultamento, non solo non sono stati mandati in onda più e più volte come sarebbe stato giusto fare, ma addirittura sono stati relegati in tarda serata, quando lo share televisivo è il più basso e gli interessi dei telespettatori sono rivolti ad altro. 

Bisognerebbe capire, allora, quali sono le motivazioni del “discredito” messo in atto nei confronti di Antoci e del suo lavoro?

Perché la Commissione Regionale antimafia siciliana, presieduta dal Dott. Claudio Fava, figlio del più famoso Pippo, è arrivata a delle conclusioni della vicenda Antoci che fanno acqua da più parti?

Esiste un sistema colluso in cui la mafia e la politica operano per interessi comuni?

A quanto ammontano gli interessi economici che la mafia dei pascoli ha nel Parco dei Nebrodi?

Fondi europei e regionali destinati al campo agricolo del Parco, oltre alla mafia, foraggiano anche quella politica in cerca di consenso nella cabina elettorale?

Il “Protocollo Antoci“, quanto ha influito nel destabilizzare questo sistema massomafiopolitico?

Quanto è importante che questo sistema deviato si vendichi, fermando il lavoro di Giuseppe Antoci con ogni mezzo, ivi compreso il silenzio imposto ai servizi giornalistici e alla faccenda tutta? 

Perché c’è stato il tentativo di zittire con varie operazioni depistanti anche gli agenti della scorta di Antoci? 

Oltre alla pronta reazione della scorta, quanto ha squilibrato il fortunato intervento del Vicequestore Aggiunto Dott. Daniele Manganaro e dell’Assistente capo Tiziano Granata, sopraggiunti sul posto a dare manforte ai colleghi poliziotti?

Una truffa, quella dei Nebrodi, stimata in più di 10 milioni di euro! Un “sistema” collaudato, questa frode, fatto di diffusa omertà, di estorsioni e intimidazioni, con connivenze diffuse e impiantato da clan mafiosi in grado di rapportarsi con le più potenti famiglie mafiose siciliane. 

Un “protocollo Antoci” che arriva puntuale a sovvertire i già collaudati equilibri di controllo territoriale mafioso.

Una Commissione Regionale “antimafia” siciliana che, con la sua indagine riguardante l’inchiesta Antoci, afferma che ci sarebbero tre possibili scenari:

·         Un attentato mafioso fallito che intendeva eliminare il dottor Antoci;

·         Un atto dimostrativo destinato non a uccidere, ma ad avvertire;

·         Nessun attentato ma solo una messinscena.

Concludendo addirittura che l’attentato mafioso sia “il meno plausibile“! Mi chiedo se, per essere plausibile, ci debba essere necessariamente il morto!

La voce discordante arriva dalla Procura di Messina, le indagini portate avanti dalla stessa, in conclusione, il decreto d’archiviazione cita: “Innegabile che tale gravissimo attentato è stato commesso con modalità tipicamente mafiose e al deliberato scopo di uccidere“.

 

Quale “mascariamento” è messo in atto?

Come mai il consulente della Commissione Regionale antimafia siciliana, tal Bruno Di Marco, nella conferenza stampa indetta per rendere pubblica la sua relazione (http://www.radioradicale.it/scheda/586741/caso-giuseppe-antoci-conferenza-stampa-del-presidente-della-commissione-dinchiesta-e) ha dichiarato che: 

·         La mafia non avrebbe compiuto un attentato in una strada trafficata; 

·         Ha mosso dei dubbi circa il luogo da dove sarebbero potuti scappare gli attentatori; 

Tesi, quest’ultima, sostenuta anche dall’avvocato Ceraolo, principale sostenitore del tema sul falso attentato. Ceraolo, è colui che ha dichiarato:..”ci sarebbero volute ore per uscire dal bosco“.

Il sopralluogo effettuato dalle Agende Rosse, con il video pubblicato, (https://youtu.be/5j1N3dHieDc), ha smentito clamorosamente queste tesi. Pensate che in quella strada che dovrebbe essere particolarmente trafficata, sono state contate soltanto tre autovetture in quaranta minuti; questo in orario diurno e feriale. A voi l’ardua sentenza dopo analitico giudizio.

Il Dott. Giuseppe Antoci, il giornalista Gaetano Pecoraro, il Vicequestore Aggiunto Dott. Daniele Manganaro, l’Assistente capo Tiziano Granata, gli uomini della scorta, senza scordare l’eroico giornalista Paolo Borrometi, sempre in prima linea sul contrasto alle mafie, il Procuratore Nicola Gratteri, condottiero anti ‘ndrangheta, il  Procuratore Nino Di Matteo, adesso al Palazzo dei Marescialli, e via dicendo, tutte persone colpevoli d’aver fatto il proprio dovere fino in fondo, come diceva Paolo Borsellino; ma sopratutto i siciliani onesti, tutta la gente onesta di questo nostro Paese hanno bisogno della nostra solidarietà e del nostro sostegno. 

Come vedete, gli interrogativi sono tanti e tanti ancora se ne potrebbero aggiungere. Ricordiamoci che, se la mafia uccide, il silenzio pure! La nostra conoscenza, il nostro informarsi, il nostro condividere anche queste informazioni, proteggeranno in qualche modo queste persone dal “mascariamento“, attacchi e depistaggi vili e vergognosi. 

Il Movimento delle Agende Rosse e i cittadini perbene sono con loro!

 

Giuseppe Carbone

A.R. Liguria

 

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  1. https://www.etrurianews.it/2020/01/16/tarquinia-daniele-manganaro-il-poliziotto-lattentato-mafioso-sventato-a-colpi-di-pistola-e-gli-arresti-per-le-truffe-allunione-europea/